Sir GAWAIN e il Cavaliere Verde

interpretazione di Enrico Masseroli
adattamento da
Sir Gawayn and the Grene Knyght
traduzione italiana di Piero Boitani



Re Artù è a Camelot per celebrare il Capodanno. Intorno a lui i cavalieri della Tavola Rotonda “in splendida festa e spensierato piacere”. E’ costume del re ascoltare, prima di dare inizio al pranzo, la “strana storia di qualche avventura”. Ed ecco, prima che qualcuno inizi un racconto, farsi avanti il “meraviglioso” in persona: un gigantesco cavaliere a cavallo, “entrambi del verde più puro”. In mano ha un’ascia “mostruosa ed enorme”. Propone una sfida che fa tremare. Sarà Gawain (Galvano), perla dei cavalieri, a raccoglierla.
Cullati dalla poesia e dal ritmo avvolgente dei suoi versi, prende forma un’avventura straordinaria ed intrigante. All’interno di un’incantata cornice cortese, fra castelli, cacce e dame esperte in rischiose schermaglie d’amore, incontriamo una variante assai segreta di un tema ultimo del mito: il rapporto fra l’eroe e il mostro, il Nemico. I cavalieri antichi ben sapevano che vincerlo non significa affondare la lama in un corpo mostruoso. Ben più intimo, ben più sconcertante è il rapporto che li lega all’avversario soprannaturale. Allora duello e sacrificio possono sovrapporsi, una testa che rotola può divenire non la rovina, ma la salvezza. Ecco il meraviglioso di cui aveva bisogno Artù, qualcosa che dà l’avvio alla vita. L’umanità di Gawain risalterà emblematica, nel contrasto tra la coraggiosa fedeltà cavalleresca e gli artifici che la mettono così prepotentemente alla prova.
Un dono prezioso che dal Medioevo mantiene intatto il suo fascino e la sua attualità. Delle estasi zodiacali, del magico scorrere e rinnovarsi delle stagioni, canta l’affascinante poema, intrecciando una danza raffinata di simboliche simmetrie, sottese all’incalzare dell’azione, al polifonico contrappunto fra le gesta degli uomini ed il respiro possente della natura.

“Il romanzo più interessante e più bello, prodotto su suolo inglese … Sopravvissuto in un unico manoscritto, anonimo (datato intorno alla fine del trecento), questo mirabile poema, forte e delicato, pare celebrare le nozze fra Bellezza e Significato, sospeso tra un realismo accuratamente dipinto e la sua luminosa proiezione metafisica…” (Piero Boitani).

L’adattamento scenico, fedele alla forma e al il ritmo della originale scrittura poetica, sfronda il testo delle digressioni descrittive per dare risalto all’intrigante ed imprevedibile trama, configurando un percorso inverso dal testo scritto alla sue fonti orali.

Esigenze tecniche:
adatto ad ogni spazio sia al chiuso che all'aperto
area di scena “all'italiana” minima metri 3 x 3
illuminazione piazzato fisso

RECENSIONE "La Libertà" Piacenza

RECENSIONE Luca Gatta











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