Gamelan, la musica di Bali

Dall'inizio del secolo scorso i visitatori occidentali furono affascinati dal suono scintillante, dalla vitalità e dal virtuosismo della musica dei gamelan (orchestra: da gamel il martelletto di legno usato per suonare) dell'isola indonesiana di Bali.

Nell' "isola degli Dei" la musica, insieme alla danza ed al teatro, interpreta un ruolo fondamentale ed insostituibile nella vita sociale e religiosa, laddove non esiste quotidianità senza sacralità.

Essa risuona in tutte le numerose feste dell'anno ed in tutte le occasioni sociali e culturali: nascite, matrimoni, cremazioni, la raccolta del riso, gli anniversari dei templi del villaggio e di famiglia allorchè occorre assicurarsi la benedizione degli antenati ed intrattenere degnamente gli Dei in visita.

Vi sono vari tipi di gamelan, dall'arcaico Anklung con solo 4 toni, al moderno e dominante Kebyar: a partire dagli anni '20 una nuova ondata musicale percorse come un torrente impetuoso l'isola.

La solenne e composta struttura, dai grevi toni, della musica cerimoniale del gamelan Gong Gede o quelli più dolci e delicati del gamelan Semara pegulingan (Semara è il dio dell'amore) o del Gamelan Pelegongan (che accompagnava le danze di corte Legong) erano spodestata dai timbri squillanti., i tempi velocissimi, i ritmi sincopati delle frasi musicali appena accennate e subito spezzate della nuova orchestra, il Gamelan Gong Kebyar.

La parola Kebyar significa esplosione, ma esprime anche il subitaneo sbocciare di un fiore o il crepitio improvviso dei cembali; è pure il nome dello stile di danza che stravolge in forma virtuosistica i raffinati movimenti delle danze di corte Legong.

E' interessante notare come l'architettura ritmica e melodica, pur diversificata in innumerevoli e varie forme musicali, mantenga una precisa identità strutturale, come altrettanto mostrano le antiche e moderne forme di danza.

La musica di Bali è talmente viva e popolare che vi sono speciali festival, assai combattuti, per premiare le nuove composizioni e le orchestre. Colin Mc Phee è stato il personaggio fondamentale per la conoscenza e la diffusione della musica di Bali.

Il musicista americano soggiornò a lungo a Bali negli anni trenta e fu il primo a trascrivere le note del gamelan, in modo talmente accurato ed appassionato che la sua opera è considerata la bibbia della musica balinese, come lo è quella di Walter Spies per il teatro.

Famose sono poi le sue trascrizioni e rielaborazioni di musica balinese per 2 pianoforti. Dopo di lui l'influenza del gamelan nei compositori europei si arricchì di altri nomi illustri: Debussy, Ravel, Britten, Stockhausen



Per saperne di più:

Con gamelan si indica in modo generico un gruppo musicale con i suoi strumenti, per la gran parte a percussione.

Il nome si applica però anche agli ensemble basati su aerofoni (come il gamelan Gambuh la cui linea melodica è sostenuta da 4-6 lunghi flauti di bambù, il gamelan genggong dove lo sviluppo ritmico/melodico è appannaggio di scacciapensieri in legno o il gamelan suling di soli flauti).

Le orchestre vengono denominate in rapporto al repertorio musicale per il quale sono destinate, da cui dipende la lega (bronzo il metallo principale) con cui sono state forgiate, la scala e la relativa intonazione.

Oggigiorno con l'orchestra più comune in tutti i villaggi balinesi, il gamelan Kebyar si eseguono anche le musiche originariamente composte per altri tipi di gamelan, come il rituale gong Gedà il Pelegongan o il Semara Pegulingan, entrambi in origine suonati nelle corti, dei cquali sussistono pochi esemplari.



Bali e Giava: un complesso rapporto musicale

Le due isole hanno in comune un sistema musicale basato sulle scale slendro e pelog.

Il sistema Slendro è pentatonico (sebbene alcuni studiosi non concordano con tesi più riconosciuta e lo facciano derivare da una scala di sette note) , gli intervalli tra le note sono tendenzialmente uguali (una sua grossolana trasposizione nel nostro sistema temperato sarebbe la do re mi sol ). A Bali questo modo lo riconosciamo nella musica del Teatro d'Ombre, il Wayang Kulit.

Il sistema Pelog deriva invece da una scala di 7 note alla quale ne sono state tolte 2 (mi fa sol si do per una trasposizione approssimativa nel nostro sistema). I gamelan "Semara pegulingan" "Semarandana" e "Pelegongan" oggigiorno rari, utilizzano scale eptatoniche, sebbene in ogni singolo brano normalmente ne siano usati solo 5.

I gamelan Kebyar sono intonate secondo i diversi modi Selisir, Tumbeng, e più raramente Sunaren, derivati dalla scala Pelog. I balinesi solfeggiano in ogni caso i cinque toni ding dong deng dung dang, ma è la posizione della prima nota, chiamata sempre ding, in rapporto all'originale scala di 7 note che determina il modo. Nel caso delle orchestre con 7 toni, le due note in più non hanno un loro vero nome, ma vengono chiamate de-ung e da-ing, dalla loro posizione nella scala.

Una tradizionale orchestra gamelan giavanese è composta da due set completi di strumenti dei sue sistemi, suonati in alternanza. A Bali ogni gamelan gong è un unicum, intonato in rapporto alla vibrazione del suo gong principale.

Ogni orchestra è una famiglia e lo stesso strumento non può essere suonato in un altro ensemble se non dopo essere appositamente accordato.

Le forme compositive delle due isole hanno nelle composizioni più tradizionali delle lontane parentele, rilevabili nella terminologia e nella struttura compositiva. Appaiono però assai diverse nei timbri, nei ritmi e sono inconfondibili per il diverso spirito che le anima. La musica giavanese è molto pià lenta strutturalmente, con fraseggi talvolta assai elaborati e strutturati e predilige timbri grevi. La musica di Bali, specialmente quella moderna, è invece contraddistinta da una dinamica estrema, da timbri squillanti, da frasi musicali spezzate e riprese e da un fraseggio ritmico virtuosissimamente elaborato.

E' possibile che le produzioni musicali delle due isole fossero più simili durante l'epoca antica dei grandi regni indo-giavanesi, quando cioè Giava e Bali erano parte dello stesso impero.

Nel XVI secolo, però l'Islam completò la conquista di Giava, mentre Bali divenne il rifugio dei Raja che vollero mantenersi fedeli all'induismo e che qui portarono le loro corti con le loro arti raffinate. Possiamo dire che Bali (assai piccola) divenne la memoria storica di Giava, ancor oggi il suo teatro è recitato in Kawi (antico giavanese) lingua conosciuta solo agli eruditi, ma assai diversa dalle lingue balinesi.

Mentre a Giava l'Islam, a differenza che in altre regioni, incorporò le arti sceniche all'interno della sua tradizione, mantenendo ad esempio l'epica Indù come testo del teatro, ma sviluppandone lo stile in forme autonome. Nella Giava islamizzata le corti, sul modello delle precedenti dinastie induiste, divennero il fulcro delle arti, così come a Bali, dove però la musica e la danza mantennero nondimeno la loro funzione rituale, come parte essenziale della liturgia religiosa.

Oggigiorno, quando ormai le corti hanno perso ovunque il loro potere e mantengono vivo talvolta un po' del loro antico blasone grazie alle arti, possiamo dire che a Giava la vita artistica abbia un carattere più laico, simile a quello dell'occidente, mentre a Bali devozione ed estetica permangono indissolubilmente intrecciati.



Oggi a Bali

In ogni villaggio dell'isola di Bali ci sono almeno tre templi principali ed ogni famiglia ha il suo tempio all'interno del proprio compound famigliare. E poichè sia la musica sia la danza sono componenti indispensabili di tutte le celebrazioni religiose, ogni villaggio è organizzato in modo che in tutte le occasioni festive vi siano gamelan all'opera, scelti fra quelli dei banjar associati.

Inoltre vi sono gruppi autonomi, potremmo dire professionali, perchè provano tutti i giorni, costituiti intorno ai maestri più eminenti.

Un simile clima culturale fa sì che i repertori siano assai differenziati tra loro e che si possano ascoltare, in gran parte dell'isola, esecuzioni di alto livello.

Esistono rare notazioni musicali scritte su lontar (foglie di palma) ma riferite solo alla partitura principale della melodia (pokok), quella suonata dai timbri gravi del gamelan, che comunque come tutto il resto, comprese le complesse parti ornamentali, viene imparato a memoria. Vi sono melodie eccelse nel repertorio tradizionale, come ad esempio quelle del Topeng Manis (manis = dolce, che accompagna la danza del re) o del topeng tua (tua = vecchio, che accompagna l'anziano consigliere) il cui antico autore è anonimo.

I balinesi in proposito non negano che siano state composte da un individuo preciso, ma aggiungono che una volta l'autore "tidak berani" "non osava" firmare la sua opera, considerata ispirazione divina.

A partire dai primi decenni del novecento invece i compositori sono ben noti, sia per la musica strumentale che per le composizioni danzate.

Ricordiamo fra tutti il nome di I Lotring le cui composizioni degli anni trenta sono tuttora il fiore all'occhiello di molti gamelan. Sebbene a Bali non circolino spartiti, i maestri, che solitamente guidano gli ensemble suonando lo strumento lieder, il tamburo, conoscono ogni singolo nota e fraseggio di tutti gli strumento.

I gamelan provano ore ed ore sotto la sua direzione, finchè non sono in grado di eseguire perfettamente ogni passaggio.



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