PROGETTI PASSATI


Lilith e le Altre

Associazione Culturale "Il Maestrale" Progetto Teatro ideato da Gian Bianchetti



citazioni da poesie di
Joumana Haddad (Libano)  Maram al-Masri (Siria) Fawziyya Abu Khalid (Arabia Saudita)


con Alice Iacono Caterina Gualandris Angiola Manenti  Maristella Negrisoli   Daria Pastorelli Drammaturgia, musiche e regia  Enrico Masseroli

...Nessuno può immaginare / quel che dico quando me ne sto in silenzio / chi vedo quando chiudo gli occhi / come vengo sospinta quando vengo sospinta / cosa cerco quando lascio libere le mie mani...
da "Sono una donna" di J. Haddad



Chi è Lilith? Nelle tradizioni antiche, precedenti o coeve alla Bibbia, la troviamo regina dell'aria, signora della notte, dea madre, fata demoniaca, lussuriosa e tenace, tormento notturno dei maschi... "Lilith è il simbolo dell'emancipazione sessuale della donna che prende in mano il proprio destino a dispetto dei desideri degli uomini "(Anna Vanzan).

Quella stessa magica figura apparve a Primo Levi perfino nell'inferno disumano di Auschwitz ("Lilit e altri racconti"). Secondo la tradizione ebraica e cabalistica Lilith è il nome della prima donna (Genesi I,27 : "egli li creò maschio e femmina"), prima moglie di Adamo, dal quale fuggì perché, essendo stata creata insieme a lui con la stessa materia, ne aveva pari forza ed il suo spirito libero non ne voleva sapere di essere sottomesso.

"Lilith e le Altre" canta il femminile della donna, il fuoco centrale della sua natura, dirompente e trasgressivo, e la sua consapevolezza: Lui ha due donne: / una nel cuore della sua casa / e una nella casa del suo cuore (Maram al-Masri)...

Dalla sua evocazione muove il ricordo di altre gloriose figure femminili "celebri nella storia e nelle arti", delle quali la cultura maschile ha un ricordo subalterno: Ipazia, Hildegard, Rabi'a, Isabelle, Isadora, Frida, Alda, Anna.. Mistiche e rivoluzionarie, sante e artiste: trasgressive, eccessive, determinate, impertinenti ed indomite.

Prima di rimettere le candide maschere dell'impersonale apparizione nel prologo, le attrici lanciano agli spettatori, con provocatoria ironia, la semplice dignità del loro "messaggio".

Suono, gesto e canto danno forma scenica alla poesia ed al racconto, in uno spazio centrale divenuto arena rituale.







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